giovedì 29 maggio 2008
Un’esperienza di viaggio in treno è ben diversa dal viaggio occasionale o sporadico: prevale il tema della ripetizione, i paesaggi e gli ambienti diventano familiari e talvolta, soprattutto nel pendolarismo “corto”, si incontrano le stesse persone. Viene meno dunque dopo poco tempo, l’elemento della novità, della sorpresa di fronte al nuovo.
Il viaggio ripetuto acquista una doppia valenza: quella dell’acuirsi dell’osservazione e quella della ambivalenza del reale visibile. Quanto più si osserva il mondo tanto più aumenta il grado di complessità della visione: una pratica più vicina al tanto vituperato relativismo in tempi in cui si vuole far credere che ogni cosa e ogni idea sono chiare e definitive.
PioTarantini
andare/tornare/andare
Percorro in treno Milano Venezia e ritorno un numero infinito di volte.
Marina
andare/tornare/andare 14150 km percorsi in un anno sul treno Milano-Venezia
Durata: 4’56
Gennaio 2008
fotografie, suoni, testi e montaggio di Marina De Meo
musiche: Free Cell Block F. tis Nazi Usa di Charlie Mingus eseguita dal Susy Renzi Quartet
Milano Cadorna 8.53
Milano Cadorna 8.53 è il treno che prendo per lavoro.
Un pendolarismo all’incontrario, visto dalla città verso il fuori.
Questo spostarsi richiede un tempo di percorrenza, definisce degli orari, segue un tragitto, in un muoversi costante.
“Non stancarsi mai di guardare è faticoso.
La città scorre davanti ai miei occhi: la attraverso da sud a nord. Sembra immobile. Fissa come il mio sguardo. Appiattita dal sole pallido di una mattina estiva.
Lontana dal traffico corro su dei binari attraverso il cuore della città… i cortili interni alle case di cui non conosco la facciata che si mostra sulle arterie di grossa percorrenza.
Eppure le amarene dell’albero della stazione di Bruzzano sono cadute, le ruspe di Bovisa hanno continuato a lavorare, lontano dai miei occhi, facendo scomparire pezzo a pezzo le vecchie fabbriche.
Spesso le mutazioni lente non si percepiscono, come un figlio per una madre rimane per sempre bambino e poi, d’improvviso, sembra che le cose nascano, crescano e muoiano in una notte, come i frutti di un sottobosco lontani dal sole.” Pensieri da treno
Le cose assumono un valore spesso osservandone quello che manca.
Dedico questa mostra alle persone che si incontrano casualmente e a quelle che si rincontrano abitualmente.
A quello che rimane invisibile.
Chiara Pellegrini
a volte è sorprendente
maggio 2008
andare/tornare/andare 2
"Marina De Meo è stata sempre attratta dalle dinamiche psicologiche e sociali che si rintracciano nell’esperienza del viaggio: già qualche anno fa aveva proposto una serie di intriganti fotografie realizzate su un treno a lungo percorso, di quelli che congiungono il Sud al Nord del nostro Paese, e a proposito delle quali si scriveva: « […] il viaggio in treno rappresenta quasi un genere, un mondo a sé, concluso nella sua precarietà tra la partenza e l’arrivo. Marina De Meo ha ripreso questo viaggio – che per la maggioranza dei passeggeri non è certo un viaggio di piacere sull’Orient Express – con discrezione e con una piccola fotocamera digitale che nella precarietà della luce esalta i contrasti, i cromatismi, componendo così malinconici e moderni fotogrammi di un racconto antico.» Mantenendo e consolidando questo stile narrativo, quasi cinematografico, e accentuandone i caratteri di precarietà visiva Marina racconta adesso ciò che la circonda nel viaggio Milano-Venezia e ritorno e, aiutata dall’aspetto ripetitivo dell’esperienza, si sofferma a riflettere su se stessa, in un pudico ripiegamento autobiografico. Il viaggio ripetuto, sempre simile e sempre diverso, la spinge «a posarsi più a lungo sulle cose per guardare più in profondità dentro e fuori di sé» come lei stessa dichiara presentando la sua ricerca. Un lavoro che si distende, letteralmente, lungo due strisciate di fotogrammi accostati come una vibrante sequenza cinematografica che trova poi la sua più complessa forma in un breve video dove le asciutte didascalie e una musica appropriata coinvolgono lo spettatore sul piano emotivo". Pio Tarantini
zootropio
È presente un elemento di ripetitività in questo spostarsi che si traduce in volontà formale e trasferisce il senso del viaggio in un’altra dimensione, più legata all’immaginario.
..."Chiara Pellegrini per presentare una parte del suo lavoro ricorre, in chiave moderna, ovviamente, a un antico strumento, lo zootropio, una delle ottocentesche macchine del proto-cinematografo. Attraverso le fessure praticate in un cilindro si possono osservare le immagini che scorrono, così come può accadere dal finestrino del treno"...
Pio Tarantini
Titolo: Zootropio
Anno: 2006